giovedì 19 gennaio 2017

Condove, 27 gennaio 2017, venerdì - don Alessandro Santoro al Grande Cortile



EVENTI PROFETICI

 

 

 

 

 




una breve lettura tratta dal libro delle prediche di Savonarola.

 

… era un profeta disarmato, non un tribuno, non uno fuori di testa; era una voce con il Vangelo in mano che chiedeva ‘chi è che fa camminare i potenti? Non è il soffio del vento: siete voi!’…” 

 

Ci rendiamo conto dell’importanza di queste parole? Quello che Savonarola dice ai fiorentini del ’400, vale anche per oggi, con tutto che sono passati secoli: spinge i cittadini, i singoli, a prendere coscienza, ad avere piena consapevolezza della loro forza democratica.

 

Un brano da "Indignati" - Letture dalle prediche di Girolamo Savonarola   

https://www.youtube.com/watch?v=Z-q__JyomW0 - Il video dura 9 minuti.


http://www.edizionipiagge.it/catalogo/

A noi sembrano parole attualissime, dirompenti, nelle quali ci riconosciamo. 





evento su fb: https://www.facebook.com/events/936890113109132/.
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Quali sono i veri profeti
e quali gli eventi profetici

Un insediamento abitativo nato negli anni ottanta come dormitorio per i senza casa, gli sfrattati, i nuclei stranieri in difficoltà, tanti cinesi e rom. Per due decenni senza un negozio, un consultorio, una parrocchia, una casa del popolo, una città dentro la città. È il quartiere Brozzi-Piagge, estremo lembo di Firenze, con le sue “navi” incastrate tra la via Pistoiese e la ferrovia, costruite sul terreno dell’ex-inceneritore su terra di risulta, 9mila abitanti in palazzoni bianchi a gradoni, con centinaia e centinaia di alloggi di edilizia popolare, che non a caso hanno come ispirazione gli architetti delle Vele di Scampia. 

È qui che vive da 22 anni don Alessandro Santoro, uomo del Vangelo, prete della comunità di base delle Piagge di Firenze, appassionato di don Milani. Ha scelto di vivere come e con le persone che abitano questo agglomerato di palazzoni, in una casa popolare come gli altri “concittadini”, lavorando come raccoglitore di materiale ferroso, fondando con molti laici una Cooperativa, il Cenacolo, nata come opportunità ed occasione di uscire dal “contenitore di disagio”, con una piccolissima casa editrice, una ludoteca, un bar sociale, un centro giovani e un fondo etico sociale per il microcredito (Pippi).
 

Don Alessandro con alcuni componenti della comunità suor Stefania, Chiara, Anna, Fabrizio ha accettato l’invito dei Cattolici per la Vita della Valle e del Grande Cortile venerdì 25 gennaio a Condove. Nell’ultimo incontro dell’edizione 2016/17 del GC, nella bella sala della biblioteca ha parlato della sua esperienza, alla luce della profezia biblica, avendo come riferimento il Vangelo, la Costituzione e gli scritti di don Milani).
 

Il vento della profezia è quello che ogni cristiano deve saper sentire, cogliere, lasciandosi “pulire” dalle incrostazioni (noi della Valle di Susa conosciamo bene il cielo limpido che vediamo dopo una giornata ventosa). Siamo chiamati a vivere ciò che si sogna, siamo in attesa di un cambiamento che già sperimentiamo. Ci ha spiegato la sottile differenza tra l’aspettare e l’attendere il cambiamento che speriamo, che sperimentiamo e che già vediamo negli sguardi e nei volti di chi incontriamo, di chi ha percorso con noi un pezzo di strada. 

Come scriveva don Milani, se vogliamo seguire l’insegnamento del Maestro, “il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i «segni dei tempi», indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso”. Ci ha ricordato le parole di Don Milani rivolte ai giudici sui suoi studenti: “in quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”. 

Quanta profezia in queste parole scritte più di 50 anni fa, quanta attualità soprattutto per questa Valle! Richiama qualcosa la frase “Chi paga di persona testimonia che vuole la legge migliore, cioè che ama la legge più degli altri. Non capisco come qualcuno possa confonderlo con l'anarchico. Preghiamo Dio che ci mandi molti giovani ( e adulti e anziani, uomini e donne) capaci di tanto”? ).
 

Ci ha lasciato un’ultima riflessione sul Vangelo di Giovanni (11,38-44): la risurrezione di Lazzaro, quando Gesù usa tre espressioni: "Togliete la pietra!", "Lazzaro vieni fuori" e "Scioglietelo e lasciatelo andare". Se la Chiesa è il sogno di Dio per la storia umana, e se noi pensiamo a quel sogno di Dio e a quel sogno umano che ha dentro di sé, queste sono tre indicazioni fortissime, necessarie. 

"Togliete la pietra!": per liberare i nostri sogni che spesso sono sommersi, schiacciati, umiliati, incrostati, chiusi, soffocati. Lì c'è una pietra pesante, e bisogna chiedere a noi stessi e alle nostre Chiese, alle nostre comunità di togliere questa pietra. A volte questa la mettiamo noi, a volte la mette chi gestisce la nostra vita sopra ai nostri sogni. Ma togliere la pietra non basta, non possiamo pensare di aver raggiunto la verità. 

Gesù chiama "Lazzaro!" (e ognuno di noi) per nome, per chiamarlo ad una scelta personale, responsabile, autentica, e gli dice "Vieni fuori”, cioè togli la pietra, esci allo scoperto, rimettiti in gioco. Entra dentro la storia umana. 

E arriviamo alla terza espressione, "Scioglietelo e lasciatelo andare". Sant’Agostino ha detto "Ama e fa ciò che vuoi", l’angelo Gabriele annuncia a Maria con le parole "Nulla è impossibile a Dio". La grandezza di Dio sta nel non trattenerci, nel lasciarci andare: la libertà dei figli di Dio. Lasciarci andare a quel senso di tenerezza, di libertà profonda, di considerazione dell'altro, di speranza: sciogliersi e abbandonarsi. ).
 

Per terminare don Alessandro e suor Stefania si sono alternati nella lettura di alcuni significativi sermoni tratti dallo spettacolo e libretto “Indignati. Prediche di Savonarola” (ed. Piagge), nell’efficace riscrittura di Stefano Massini. 

Savonarola è stato un frate di 500 anni fa, profeta disarmato, una voce con il Vangelo in mano che spingeva i cittadini, i singoli, a prendere coscienza, ad avere piena consapevolezza della loro forza democratica; ci invita ancora adesso, come se parlasse ad ognuno di noi, a riscoprire valori come la lealtà, la solidarietà, l’accoglienza, ci apre gli occhi sull’ossessione dei soldi. A Savonarola hanno provato ad impedire di salire sul pulpito, l’hanno minacciato per il suo predicare, ma lui ha continuato perché la verità non ha prezzo, perché il silenzio è complice della falsità e la verità – pur di non starla a sentire – viene spacciata per un rischio da evitare. La verità, invece, è sempre limpida, non si nasconde, non forza i toni, non sgrana mai la voce. La verità esiste al di là di chi la dice e il suo contrario invece esiste solo perché interessa a qualcuno. 

Sono parole di una modernità sorprendente e in contrasto con quell’immagine romanzata che si è storicamente creata attorno alla figura del prete di 500 anni fa: un delirante narcisista predicatore , persino eretico, e per questo arso vivo in Piazza della Signoria. Scritti che fanno riflettere e che contengono verità universali che vanno aldilà degli aspetti religiosi: sembrano scritte per tutti, ma soprattutto per il popolo No Tav. ).
 

Il giorno dopo con gli amici fiorentini, raggiunti da una famiglia bolognese, dopo aver fatto colazione nei presidi di Vaie e san Didero abbiamo attraversato i nevosi e stretti percorsi della Maddalena a Chiomonte, entrando nell’ex-area archeologica neolitica. Questa, circondata da muri e fili spinati (che la neve non rendeva meno lugubri), ormai è solo più un campo, comunque occupato militarmente. ).
 

Il presidio di Venaus, con un ottimo e lauto pranzo, è stata l’ultima tappa di una visita che speriamo si ripeta e che ha fatto conoscere realtà differenti, ma accomunate da uno stesso spirito di resilienza e resistenza ai soprusi e alle avversità. 



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